lunedì 6 dicembre 2010

I SRDN A THARROS

I SRDN A THARROS

Episodio IV


Il cielo era terso e sereno, a Tharros.
Dalla torre nuragica più alta la vedetta gridò: "BRA'KAS AT KA'STIUUU!" (Navi in vistaaa!).
All'orizzonte, infatti, era apparsa una flottiglia di imbarcazioni, a vela trina, triangolare, che avanzavano veloci verso il porto. Oghilestu, Occhiolesto, questo era il nome della vedetta, aguzzò la vista da falco predatore e si accorse che le navi in arrivo erano molto simili alle loro.
Attizzò l'acciarino sempre pronto e diede fuoco alle foglie di modditzi mischiate a bacche di mirto essiccate e polvere di murici, frantumati al pestello e resi infiammabili dalla resina di Pino d'Aleppo.
Un denso, veloce, fumo rosso si levò nell'aria limpida, visibile a tutti i cittadini ma, soprattutto, al Grande Sacerdote Sarbàk che aveva stabilito quali dovessero essere i colori di vedetta e segnalazione, a seconda delle circostanze.

ROSSO: AMICI IN ARRIVO; BLU: NEMICI IN ARRIVO; VERDE: TEMPORALE AL LARGO; ARANCIO: INVASIONE DI CAVALLETTE; BIANCO: ADUNATA DEI CITTADINI NELLA PIAZZA DEL NURAGHE MAGGIORE; INDACO: ELEZIONE POPOLARE DEI SAGGI; NERO: PESTE E MALATTIE GRAVI; ORO: MORTE E RITO FUNEBRE; ARGENTO: NASCITA E UNIONE; AZZURRO: CERIMONIA DI DEIFICAZIONE DEI PRINCIPI GIUDICI.

Sarbàk, sempre all'erta, capì il segnale e predispose tutto per il Rito d'Accoglienza e Amicizia. Anche il drappello della Guardia d'Onore fu pronto in breve tempo e, rapidamente, furono preparati un servizio d'ordine e un comitato d'accoglienza ineccepibili.
Il Principe Guerriero Kra-Manzà-Nu, Capo degli eserciti di Mare e di Terra, accolse affatto di buon occhio la notizia e stette diffidente, temendo che coloro che apparivano all'orizzonte non fossero davvero amici, come sembrava.
-"Manku su tìau mi bìnkit! Serri, Menka, Perra et Maluserra benèi innòi, ka ki nou funt amigus, 'ddu su akonciu deu kussas petabudigas!" (Nemmeno il diavolo mi vince! Serri, Menka, Perra e Maluserra venite qui che, se non sono amici le sistemo io quelle blatte!").
I guerrieri scattarono sull'attenti, al richiamo del loro Generale e, in men che non si dica, predisposero i loro uomini nei punti strategici di difesa, com'erano addestrati a fare: rapidi, efficienti, forti e invisibili ai nemici, nonostante la mole gigantesca.
Quando essi apparivano conseguivano immediatamente il loro obiettivo: terrorizzare il nemico al punto di renderlo inoffensivo. I Guerrieri del Sinis avevano messo a punto tecniche di combattimento micidiali. Indossavano un'armatura speciale: elmo cornuto pomellato; doppia veste: sotto, quella di capretto morbido e sopra quella in robusto cuoio borchiato con spallacci e paranuca, lunga fino a mezza coscia con elementi rigidi a protezione della zona inguinale; guanti a polsiera, borchiati e tubolari fino al gomito; schinieri allungati fronte e retro a coprire gambe e cosce in cuoio borchiato e costolato. Ovunque, nella veste, tasche porta arrasòias affilatissime, appena più piccole dei pugnali inseriti a ghiera nello scudo portato posteriormente e appeso alla spalla o alle braccia "vere", dato che, spesso, il giacchetto di cuoio era dotato di quattro maniche e la maschera, rettangolare o romboidale, era dotata di quattro occhi.
Chiunque si fosse trovato davanti uno solo di questi guerrieri giganti e abbigliati in siffatto modo, avrebbe, certo, pensato di trovarsi di fronte ad una divinità ... E, questo, era il loro obiettivo: intimidire e spaventare il nemico. Peraltro, le vesti da guerra garantivano l'assoluta autonomia di chi le indossava, poichè erano studiate affinchè la vestizione potesse essere agevole e veloce.
A Tharros c'era la bottega di Eri-Manzà-Nu, fratello di Kra-Manzà-Nu, il più importante maestro d'ascia e armature da guerra, il quale, grazie alle impellenti necessità del fratello, aveva sfruttato i terreni retrostanti al suo cantiere navale e aveva aperto grandissime sale da concia dei più pregiati pellami per realizzare straordinarie armature. L'impresa era diventata importante: infatti, i migliori artigiani della Sardegna ambivano lavorare presso quei laboratori, dove si sperimentavano le più avanzate tecniche di concia, colorazione e confezionamento. Erano state messe a punto strategie che davano risultati eccellenti evitando gli effluvi della putrefazione, utilizzando bagni di guado e bacche di mirto.
Quando Eri vedeva Kra, affacciarsi al grande portone della bottega, ballava per la felicità, sapendo che il suo amato fratello era sempre latore di commesse importanti.
 I due fratelli si stimavano tantissimo ma, a causa dei numerosi impegni del Generale, non si vedevano quasi mai. In quelle rare occasioni, perciò, si concedevano un lauto pranzo insieme, alla taverna di Tziu Kodra.
"Balla Eri, petza 'e angioneddu ke 'i kusta nou 'ssind' aciapat me in logu panù! Ge nou 'ssi tzerriat Kodra po nudda su meri! Kusta kodra kun prisuki parit ka kerit kistìonai!" (Accidenti, Eri, carne d'agnello come questa non se ne trova altrove! Certo che non si chiama Kodra per niente, il padrone! Queste frattaglie con piselli sembra che vogliono parlare!) - disse Kra-Manzà-Nu, in una delle memorabili mangiate, accarezzandosi, soddisfatto, il bronzeo ventre.


"Toka, nou mi kodrist ... puccidda! Paris, paris 'ssu conk'e mallu a pisci 'e kraddaxiu ... kinou 'ssa kotciula pintada dae Su Siku!? Mmmmhhh, nou seus in petzamini, nou! (Per carità, non parlarmi di frattaglie ... che schifo! Vuoi mettere con i muggini al sale o le arselle di Su Siku!? Mmmmmhhh, non siamo carnivori, no!).

Eri non ne poteva più della carne ... A furia di scuoiare animali stava per diventare vegetariano!

Ogulestu nou podiat akudi suendi kuddu fumu! (Occhiolesto soffiava con foga sul fumo!).

Tutta la città era ormai allertata e l'arrivo delle possenti imbarcazioni era prossimo.
Sul molo suonatori di launeddas e pipaiòus riempivano l'aria di allegre armonie e la gente ch'era lì accorsa già s'accaldava in coreografici giri di ballu tundu.
Sarbak scese dal punto privilegiato d'osservazione, pronto ad accogliere gli stranieri col suo popolo.
Arrivarono e ancorarono le navi con manovre degne di esperti marinai.
I due Grandi Sacerdoti Sarbak e Has-Nalos si fecero incontro: la mano franca precedeva entrambi. Kra-Manzà-Nu capì subito che si trattava di veri amici e tirò un sospiro di sollievo. Schierò i suoi uomini per il picchetto d'onore e accolse i nuovi arrivati nel migliore dei modi, curioso d'apprendere le motivazioni di questa visita in città.
Nella grande piazza dei balli venne allestita un'amplissima tenda e dei lunghi tavoli imbanditi con  i cibi prelibati del Sinis. Gli ospiti furono trattati con tutti gli onori: serviti e riveriti con  ottime pietanze  e fresche , corroboranti bevande.
Appena rifocillato, Has-Nalos disse senza tanti giri di parole:
 " Fratelli, siamo tra voi dopo un lunghissimo viaggio per mari e terre. Per secoli le nostre genti hanno abitato le contrade di Ur e grandi uomini hanno costruito Civiltà e immensi Imperi. Noi veniamo da Akàd la terra del nostro padre Sargòn, il più grande tra i Re. Abbiamo abitato quelle terre fino alle terribili piaghe e carestie che ci hanno costretto ad abbandonarle. Noi, le genti di Ur, vaghiamo da lungo tempo alla ricerca della terra promessa dai nostri Antichi Padri e crediamo, finalmente, d'essere arrivati! Veniamo in pace e vi chiediamo di accoglierci come fratelli. Sappiamo che da questa terra partirono i nostri Antichi Padri quando le acque la travolsero, trovando casa presso le fertili valli del Tigri e dell'Eufrate. Quelle terre che ci hanno accolto per secoli si trovano, ora, da molto tempo, in gravi condizioni di siccità e carestia e noi abbiamo pensato di tornare nell'Isola del Grande Verde di cui abbiamo sempre sentito raccontare di generazione in generazione. Speriamo in una vostra fraterna accoglienza ..."
Le parole di Has-Nalos venivano accolte come lame di sole dagli astanti. Stupore, incredulità, meraviglia si stamparono sulle facce di tutti. Chi, a Tharros, non aveva sentito parlare della Grande Onda e del Diluvio che aveva sommerso la Terra? Praticamente TUTTI. Eppure, vedere la leggenda prendere forma attraverso le parole del Saggio Ospite lasciava tutti senza fiato. Insomma, questi erano i lontani parenti di cui nei secoli tutti avevano parlato! E adesso erano qui, a Tharros, in carne e ossa.
"Arraxioni at essi pròprias a is nostas is bràkas ki potant!" (Ecco perchè le loro imbarcazioni sono come le nostre!") - pensò ad alta voce Ogulestu.
Dopo lunghi attimi di smarrimento, l'aria fu imperniata da una inenarrabile commozione e tutti presero ad abbracciarsi e baciarsi in uno strordinario e mai visto impeto di gioia e incredulità. In men che non si dica furono perfino individuate alcune parentele e le pacche sulle spalle non finivano più.
Quello fu, sicuramente il più grande moto di amore fraterno della Storia e sarebbe restato nei secoli ...
Kra volle conoscere immediatamente l'Ammiraglio della flottiglia amica, Fraghèmariu, Odoredimare, e i due sigillarono un immediato patto amichevole davanti ad un ottimo boccale di vino del Sinis, mentre assaporavano deliziosi dolcetti al miele di oni-oni, corbezzolo.
Dalle imbarcazioni cominciarono a uscire doni di ogni genere e meraviglia: tessuti, gioielli, spezie, armi ... Ma i cittadini di Tharros non furono da meno. Grandi Uomini e Grande Civiltà si erano ritrovati!
Tutti volevano sapere TUTTO sulle reciproche consuetudini e usanze. Si volevano recuperare i secoli persi! Voci sommesse e lacrime di commozione si inseguivano e si sovrapponevano in quell'incredibile e magico convitto   tra fratelli ritrovatisi dopo tanta sofferenza e oblio.
Ciò che la crudele catastrofe naturale aveva diviso, la Madre aveva saputo riunire.
Alla Grande Madre, infatti, i due Sacerdoti dedicarono i Riti propiziatori che Sarbac aveva già predisposto e grande Amore e Solennità caratterizzarono quei momenti. Kra e i Saggi del Gran Consiglio decretarono giorni di festa. Ad organizzare il futuro avrebbero pensato con calma.
A Tharros c'era posto e tanto lavoro per questi ritrovati e amatissimi fratelli venuti dal mare.

SA FESTA MANNA FIAT CUMENTZADA!!



I ragazzi della 4^B.











7 commenti:

  1. Bene ... questa volta ci siamo anche commossi! Sentimenti di vera amicizia hanno ispirato il nostro racconto che sentiamo vero nei nostri cuori. E Questa amicizia vi rendiamo nel passarvi la palla ... cari compagni di 4^A.
    Raccontateci che facevate di bello a Tharros tutti insieme! Ciaooooo!
    Noi di 4^B

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  2. Cari tutti ... che bellissimi momenti educativi per tutti noi ... Accoglienza, condivisione, amore per la diversità e lo straniero, intuizione storica ... Davvero bello. Un grandissimo momento di educazione Civica tra le pieghe dell'interdisciplinarietà. Ci è piaciuto moltissimo!
    Maestra Gra.

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  3. Adesso dovete lambiccarvi voi! Nancy 4^C-
    Mi è piaciuto tanto! Dai, amici di 4^A inventate cose nuove e bellissime! Federico Pinna 4^C - I bei sentimenti che ho provato con questa lettura non li dimenticherò mai! Sara Sanna 4^C - I sentimenti che provo sono bellissimi. Silvia s. 4^C - Il racconto che ho ascoltato non lo dimenticherò mai. Alessia A. 4^C. - Adesso a voi la palla amici! Matteo S.

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  4. Il racconto sta assumendo dei contorni...fantastici. Vi siete impegnati ad accogliere Has-Nalos e i suoi con grande amicizia. Bravi!
    Anna Cri

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  5. siamo simone carla e nicolò il vostro testo ci è piaciuto molto

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  6. L'accoglienza data a Has-Nalos ci è piaciuta, ma proceddu arrostiu ne hanno mangiato? da Ludovico e Mattia 4^E
    Le armature erano veramente "forti e originali"
    da Nicolò, Laura e Sara & Sara, 4^E.
    Ahiò a sa prossima puntada! La quarta E- Solanas

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  7. Za no est s'inghiriu! e inue c'amos 'abboiare?

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